Il cambiamento climatico e l’inquinamento ambientale sono sfide ben note, ma oggi emerge un nuovo pericolo, spesso sottovalutato, che rischia di compromettere seriamente la sicurezza alimentare mondiale: le microplastiche. Questi minuscoli frammenti di plastica, ormai presenti ovunque — dalle cime dell’Everest alle profondità degli oceani — non si limitano a danneggiare l’ambiente: stanno anche riducendo la capacità delle piante di crescere e produrre cibo. Le ultime ricerche parlano chiaro: l’inquinamento da microplastiche potrebbe ridurre drasticamente la produzione agricola globale e mettere a rischio la sopravvivenza alimentare di milioni di persone nei prossimi vent’anni.

Le microplastiche derivano dalla frammentazione dei rifiuti plastici e si infiltrano nel suolo e nei mari, venendo assorbite dalle piante. Una volta entrate nei sistemi vegetali, bloccano l’assorbimento di luce solare, acqua e nutrienti, e rilasciano sostanze tossiche che ne compromettono la crescita.

Uno studio dell’Università di Nanjing ha dimostrato che le microplastiche riducono la fotosintesi del 12% nelle piante terrestri e del 7% nelle alghe marine. L’impatto è significativo: ogni anno si perdono tra 54 e 177 milioni di tonnellate di colture come grano, riso e mais. Anche gli oceani ne risentono, con una perdita tra 1 e 24 milioni di tonnellate di pesce e frutti di mare — pari al 7% della produzione globale di proteine marine.

Le zone più colpite sono in Asia, ma anche Europa e Stati Uniti subiscono danni importanti. Il problema riguarda tutti, in un momento storico in cui la popolazione mondiale cresce e la domanda di cibo aumenta.

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